La Figlia Del Papa

[Libro; Dario Fo]

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  1. ƒëlïx ruvërïs
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    Un nuovo romanzo su Lucrezia dal premio nobel Dario Fo. // Dario Fo's new novel on Lucrezia and the Borgia family.

    CITAZIONE
    Lucrezia Borgia come non si racconta mai


    Non l'avvelenatrice che cambia continuamente mariti e amanti, fra cui Pietro Bembo, ma una donna che non accetta di essere presa, manipolata. Ce la fa scoprire il Premio Nobel Dario Fo nel suo primo romanzo 'La figlia del Papa' che sarà in libreria il 10 aprile nella nuova collana 'Narrazioni' di Chiarelettere. "È una tragedia grottesca. Quando ho cominciato a scrivere non pensavo a un romanzo. E' venuto fuori un libro che si muove sul dialogo. I personaggi parlano, interagiscono, litigano fra loro. Non ho fatto altro che cercare la verità" dice all'Ansa Dario Fo che ha lavorato un anno a questo libro.

    Figlia di un papa, Alessandro VI, tre volte moglie, un marito assassinato, un figlio illegittimo. Tutto in 39 anni e in pieno Rinascimento, Lucrezia Borgia è stata raccontata da scrittori, filosofi, storici e recentemente le sono state dedicate anche serie televisive di successo in Italia e all'estero. "Sono stati fatti feuilleton dove dominano le grandi scene erotiche da regina, il lutto. Nella storia che ci raccontano - spiega Fo - Lucrezia è una succube che accetta la corruzione mentre è una donna che ha il coraggio di opporsi, che non vuole essere presa, manipolata, venduta, ricattata, che si nasconde in un convento. Ho voluto raccontare la storia vera di Lucrezia e c'è anche l'indicazione delle fonti da cui provengono i documenti che ho consultato".

    Ovviamente, dice il Premio Nobel, "i dialoghi sono ricostruiti ma sono molto vicini alla realtà". Fo, con un'operazione un po' simile a quella fatta con i vangeli apocrifi, scava nelle pieghe delle cose che vengono censurate: "nessuno - racconta il Nobel - parla della crisi del Papa quando gli ammazzano uno dei suoi figli e allora chiama a raccolta vescovi, cardinali e dice: 'non possiamo andare avanti così. Bisogna cambiare tutto. Come i discorsi che fa il nostro papa Francesco oggi".

    Fo racconta anche la rivoluzione di papa Alessandro VI che "quando diventa pontefice mette a nudo la sua vita. Ha una donna, 4 figli, una è femmina, dai quali si è sempre fatto chiamare zio. Li riunisce e rivela di essere il loro padre provocando un grande shock soprattutto alla bambina che in quel momento ha sei o sette anni, non riesce a superare questo trauma e da quel momento sarà sempre ostile" racconta Fo. Il libro, accompagnato da illustrazioni di Fo, anche quella di copertina, diventerà anche uno spettacolo. "Qui le immagini sono circa una trentina ma in tutto sono 120 e vorrei raccoglierle in un altro libro e poi penserò allo spettacolo" afferma il Premio Nobel.

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    Edited by Caterina Sforza - 23/3/2014, 15:52
     
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  2. ƒëlïx ruvërïs
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    Scusate, eh. Ma:

    CITAZIONE
    Lucrezia è una succube che accetta la corruzione mentre è una donna che ha il coraggio di opporsi, che non vuole essere presa, manipolata, venduta, ricattata, che si nasconde in un convento.

    Non si ha notizia certa sulle motivazioni che la portano in convento, ma quello che si sa era che era il lungo dove andavano le donne che dovevano preservare la loro purezza di fronte al mondo (dunque le vergini o le donne prive di marito per periodi prolungati di tempo). Dunque potrebbe benissimo avercela mandata il padre (probabilmente è così) nel periodo di intermezzo tra separazione dal marito e vero e proprio divorzio.

    CITAZIONE
    nessuno - racconta il Nobel - parla della crisi del Papa quando gli ammazzano uno dei suoi figli e allora chiama a raccolta vescovi, cardinali e dice: 'non possiamo andare avanti così. Bisogna cambiare tutto. Come i discorsi che fa il nostro papa Francesco oggi".

    Ma senza guardare a Bellonci e Cloulas, per fare due nomi famosissimi in materia, anche la Dunant ne parla eccome, prendendo la più recente del mazzo. XD

    CITAZIONE
    a una donna, 4 figli, una è femmina, dai quali si è sempre fatto chiamare zio.

    In realtà sono sette, tutti riconosciuti, ma dettagli, eh.

    CITAZIONE
    Li riunisce e rivela di essere il loro padre provocando un grande shock soprattutto alla bambina che in quel momento ha sei o sette anni, non riesce a superare questo trauma e da quel momento sarà sempre ostile"

    Devo essermelo perso, dove lo dice? Perché io ricordo un padre e una figlia tanto affettuosi tra loro da farsi accusare di incesto dai malpensanti, ma potrei essere io che non ricordo bene questi elementi di poco conto. Oh sì, e magari Lucrezia ha 12 anni e non 6 o 7 nel 1492, dato che è ufficialmente nata nel 1480.

    Mi sa che ci serviva un altro anno e mezzo per chiarire qualche punticino oscuro, temo.
     
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  3. ƒëlïx ruvërïs
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    Dario Fo sui Borgia e sul libro. // Dario Fo on the Borgias and the book.

    CITAZIONE
    Gli anni dei Borgia fra Quattro e Cinquecento come specchio della dissoluzione contemporanea di etica e politica? «Macché! Magari fosse così!», risponde secco Dario Fo: «Con tutta la loro incredibile brutalità e il loro spaventoso cinismo, quella era gente che aspirava a lasciare ai posteri qualcosa di straordinario; questi che oggi ci governano hanno come unica preoccupazione continuare a regnare. Rodrigo, papa Alessandro VI, era uomo coltissimo, questi non hanno il minimo interesse alla cultura. Lui chiamava a sé i più grandi scienziati perché lo aiutassero a pensare il massimo della modernità, loro che avevano già la testa nel domani. Questi quale proiezione al futuro hanno mai? Tirano a campare per altri sei mesi con sgambetti e tradimenti, che a differenza di allora non hanno neppure nulla di glorioso. E Lucrezia, denigrata per secoli come un’intrigante sgualdrina incestuosa e avvelenatrice, lei donna straordinaria che da vittima seppe battersi come una leonessa col padre e il fratello Cesare, lei che per un certo periodo governò persino la Chiesa, lei che voleva buttare all’aria il mondo…».
    Il titolo è da feuilleton d’antan, “La figlia del Papa”, e t’aspetteresti che la storia fosse poco più di un escamotage per sciabolare la corruzione e la pochezza dell’oggi, infarcita di battutacce su questo e quel politico, banchiere, sedicente imprenditore. Invece no, per niente.
    Il prossimo libro di Dario Fo, in uscita per la nuova collana di narrativa di Chiarelettere, riscrive fedelmente la vicenda di Lucrezia Borgia e dei suoi tempi tormentati. A dirla tutta, poche sono state le biografie più arate di questa, e negli ultimi tempi nei Borgia inciampi ovunque ti giri, dalle serie televisive (due quelle in corso, francese e canadese) fino alla copertina dell’“Officiel” dove s’annuncia un “Borgia style” tutto velluti e damascati.
    A che pro l’ennesima rilettura? «Mi sono letto una messe di resoconti e testimonianze che quasi nessuno s’era preso la briga di studiare, cosa di cui non mi capacito. E mi sono reso conto che la storia come veniva raccontata era una cialtronata: censurava la dignità, la rabbia, la disperazione e il coraggio di questa fanciulla, la sua fuga in una comunità di ex-eretici, la sua passione per figure del mondo cristiano che furono autentici rivoluzionari come Bernardino da Siena e Santa Caterina…» Ecco allora che, «per ripristinare la verità storica», Dario Fo rigira come un calzino l’immagine di Lucrezia tramandata dal John Ford di “Peccato che sia una puttana”, «a lei chiaramente ispirato», fino al dramma di Victor Hugo musicato da Donizetti e alla lettissima psicobiografia di Maria Bellonci, «che di Lucrezia non capì nulla perché si lasciò trascinare dalla moda, dalla visione ottusa e brutale dei raccoglitori di effetti sessuali».

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  4. ƒëlïx ruvërïs
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    Nuovo articolo\intervista a Dario Fo. // New article: Lucrezia, the saint of the Borgias.

    CITAZIONE
    Ma quale avvelenatrice. Quale mangia uomini assatanata di sesso e di potere. «Lucrezia con i veleni non ha mai avuto a che fare. Lei non ha tramato, non ha ucciso nessuno. È stata soprattutto una vittima, bella e intelligente, nata per sua sventura con il marchio sciagurato dei Borgia». A sorpresa, cinque secoli dopo la sua morte, Lucrezia Borgia trova il suo difensore più strenuo e inatteso in Dario Fo, giullare della storia, premio Nobel per averla sempre raccontata oltre i cliché. A 88 anni Dario le dedica un libro e un ritratto, preso da Bartolomeo Veneto. Che ce la mostra giovane, bionda, lo sguardo deciso, un seno malizioso sgusciato dalla veste, sulla copertina di La figlia del papa, 190 pagine inframmezzate da bei disegni di Fo (Chiarelettere, e 13.90, in libreria da domani). L’idea di ridare a Lucrezia quel che è di Lucrezia e ristabilire la verità dei fatti gli è venuta guardando in tv il famoso sceneggiato sui Borgia. «Fatto benissimo per carità. Grandi attori, grande pathos narrativo… Ma tutto falso.

    Un feuilleton che riprende altri feuilleton del passato. Dal seicentesco Peccato sia una puttana, dove John Ford s’ispira alla leggenda di una Lucrezia dark lady, al dramma a fosche tinte di Victor Hugo poi diventato opera lirica con Donizetti, al romanzo di Dumas padre». Ricostruzioni scandalistiche, intrise di eros e morte, tanto più suggestive in quanto la protagonista era una donna, giovane, affascinante, al centro di mille crimini e misfatti. Ma la storia, quella autentica, assicura Fo, non è andata così. «Il Cinquecento italiano lo conosco bene, ho scritto dieci libri ambientati in quell’epoca. Per i Borgia mi sono documentato su vari testi, compreso quello di Maria Bellonci, ho cercato documenti nelle biblioteche di Cesena e Forlì. Alla fine, tutte le fonti più autorevoli concordano che quell’immagine di Messalina lussuriosa e sanguinaria non corrisponde affatto alla vera Lucrezia».

    Che forse non è il caso di proclamare santa subito, ma almeno le si deve qualche scusa per tanta fama sinistra e tanti gossip malevoli che hanno fatto di lei una delle creature femminili più perverse della storia. In realtà, racconta Fo, a giustificare quell’aura nerissima erano i maschi di famiglia. A cominciare da Rodrigo Borgia, cardinale che teneva famiglia, padre clandestino di quattro figli illegittimi avuti con la fiorente Vannozza Cattanei, cui subito viene trovato un marito di convenienza. Anzi due, visto che il primo, Giorgio de Croce, professione scrittore apostolico, muore in fretta. E il secondo, Carlo Canale, un letterato, si adegua subito alle regole della casa: sempre presente di giorno, pronto a scomparire alla sera per lasciar posto a «zio» Rodrigo. Che puntuale arriva, così affettuoso con quei bimbetti, specie con Lucrezia. «Ma quando viene eletto al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI, ecco che da vero Papa-padrone butta all’aria ogni riguardo, decide di non curarsi più delle apparenze, convoca la figliolanza e annuncia: da oggi non sono più il vostro zio ma il vostro padre».

    Ma il Papa-papà non si ferma lì. I figli vanno bene, già ha in mente di usare ciascuno di loro per le sue manovre politiche e finanziarie. Vannozza però non è più quella di un tempo. Papa libertino, Rodrigo-Alessandro s’invaghisce di Giulia Farnese. Lui ha 58 anni, lei 14. Lucrezia, che ne ha appena qualcuno di meno, scopre così che lo zio-padre è ora l’amante di una sua amica, pure lei prontamente accasata con il solito nobile compiacente, Orso Orsini, orbo di un occhio e affetto da una furuncolosi deturpante che faceva di lui un marito al di sotto di ogni sospetto.

    «Quello di inventarsi matrimoni ad hoc — ricorda Fo — era un vero talento in casa Borgia. Spalleggiato dal figlio Cesare (il futuro Principe di Machiavelli) papa Alessandro usa la bellezza e la cultura di Lucrezia come merce di scambio a seconda delle alleanze in vista. Per ingraziarsi gli Sforza contro l’imminente invasione francese, le fa sposare Giovanni, duca di Pesaro. Quando non gli serve più, dichiara il genero impotente e nullo il matrimonio. Dopotutto il Papa è lui».

    Cortesie che gli Sforza ricambiano mettendo in giro la voce che tra padre e figlia ci fosse un legame più stretto del lecito. E così pure tra lei e il fratello. Ma Fo smentisce. «I Borgia le loro orge se le vivevano altrove, Lucrezia era da immolare in altri letti. Prima in quello di Alfonso d’Aragona, poi di Alfonso d’Este…».

    Tre mariti, il secondo assassinato, qualche amante, molti figli, molti aborti, troppe faide familiari… Tutto sulla sua pelle. Lucrezia non ne può più. «Con grande dignità e coraggio si sfila da quel groviglio di vipere. Appassionata studiosa di San Bernardino e Santa Caterina, nel 1512 dà vita a un convento rivoluzionario, basato più sulle opere che sulla preghiera e a Ferrara fonda un Monte di Pietà per aiutare i più poveri. Si occupa persino delle carceri… Pierre Terrail de Bayard, il “cavaliere senza macchia e senza paura” disse di lei: “Ella era bella e gentile e dolce con tutti”». Tratti che, riferiti da Fo, non possono non far pensare a Franca Rame. «Mentre scrivevo certi passaggi del libro — confessa — dovevo fermarmi per l’emozione».

    Del resto, durante la stesura, la realtà non l’ha mai abbandonato. «Il mondo dei Borgia, i loro intrighi, le loro dissolutezze, il loro opportunismo politico non sono molto diversi da quelli che ben conosciamo. È tutto quello che Berlusconi avrebbe voluto fare e gli è riuscito solo in parte. Colpa, s’intende, delle solite leggi comuniste e persecutorie».

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  5. Filippa Lillonza II
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    Di solito io sono come San Tommaso "se non vedo non credo" e quindi, generalmente, aspetto di avere una cosa tra le mani prima di giudicarla. Sono un'ottimista e, in quanto tale, ho cercato con tutte le mie forze di ignorare le PESSIME impressioni che questo libro mi aveva fatto.
    E credetemi se vi dico che non è stato facile.

    Non ho idea di cosa si possa salvare di questo lavoro, probabilmente le immagini, anche se, avendo letto la versione in ebook dal mio kobo, erano sbilenche e in bianco e nero. Mi auguro che i proprietari della versione cartacea abbiano goduto di questa consolazione in più.

    Comunque non ho intenzione di soffermarmi sulle imprecisioni storiche. Non ne ho viste tantissime, ma anche fossero state infinite, non è questo quello su cui intendo concentrarmi. Mi interessa di più aprire un discorso sulla caratterizzazione dei pg, anzi - mi correggo, sull'improbabile caratterizzazione dei pg.
    Io posso capire che i rapporti affettivi, le parole, i gesti, non esista documento che ce li possa descrivere con sicurezza. Non sono battaglie, nè scambi commerciali, nè qualsiasi altra cosa facilmente numerabile e registrabile. Eppure sono dell'idea che la storia offra, a chi s'interessa ad essa, delle tracce ben precise, dei contorni di figure famose, che - per quanto incerti - è difficile non seguirli.
    Se, infatti, leggo tutti i documenti disponibili su Cesare Borgia, venendo così a conoscenza di tot stupri, uccisioni, violenze, tradimenti, demagogie, e altre terribili nefandezze, non sono certo portata a descriverlo come l'antesisgnano di Maria Teresa di Calcutta. O sbaglio?
    Molto bene.
    Quindi ora vi faccio una domanda. Un uomo come lui, che non prende ordini da nessuno - che si tratti del re di Francia, del papa, del Cristo in persona (sempre stando alle fonti), perchè mai dovrebbe farsi consigliare politicamente, durante i giorni più difficili e incerti della sua vita, da uno sconosciuto segretario papale di nome Pietro Bembo?
    Non regge, capite.
    Come non stanno in piedi tantissimi altri dialoghi, decisamente utopici.

    La cosa curiosa, è il rapporto tra Cesare e Lucrezia che...non è stato minimamente elaborato. Di solito è quello a cui si da più attenzione, quello che maggiormente si tende ad approfondire. Ma per Dario Fo, evidentemente, non riveste grande importanza, perchè fratello e sorella hanno un rapporto così insipido che perfino ti dimentichi che la storia li vuole amanti incestuosi.

    Quindi, la domanda sorge spontanea, a questo punto. Lo scrittore ha davvero capito qualcosa? Circa le fonti? O ha semplicemente percorso un sentiero diverso per poter dire di essere unico? (ricordo come nelle interviste si definiva quasi il messia dei Borgia).

    Lo stile era parimenti discutibile. Ma immagino siano gusti.
     
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  6. ƒëlïx ruvërïs
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    Bella recensione, Lil, sei arrivata dritta al punto (appena ho un momento, scrivo qualcosa anche io).

    Sei anche stata troppo generosa nel chiamarli "personaggi". XD Io ho visto solo macchiette, pupazzetti che aprivano e chiudevano la bocca per dare voce all'autore ventriloquo, con quel tanto di dialogo (parodico, tra l'altro, soprattutto nell'epiosdio di Rodrigo ad Ancona) che basta perché si possa scatenare in Santa Lucrezia da Subiaco il bisogno spasmodico di dare una conferenza su cosa sia buono e giusto. E oltre a esser santa, per caso lei ha qualche caratterizzazione? Non ha fisicità (così come nessun altro), ha una varietà di emozioni che si contano sulla punta delle dita, e una psicologia profonda come una pozzanghera nel deserto. Per non parlare di Cesare\diavoletto e Lucrezia\angioletto sulla spalla di Rodrigo.

    E il ridicolo diaologo col Gonzaga? In cui egli non solo, stordito dall'amore per lei, le confessa di avere la sifilide e di non poterla toccare, ma in cui, sotto, è specificato che proprio per questo Lucrezia non avrebbe mai intrapreso tale relazione (questo per voce del narratore) e che certe verità storiche vengono ignorate solo per gusto scandalistico. Questo dopo aver fatto dire a Lucrezia che non ha mai conosciuto un malato di sifilide di persona, quando c'è un intero trattato dedicato a Cesare dal suo dottore basato sull'evoluzione della sua malattia. PERCHE' QUESTO NON E' IGNORARE VERITA' STORICA PER METTERE LA TESTA SOTTO LA SABBIA.
     
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5 replies since 23/3/2014, 15:44   155 views
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