Lucrezia Borgia

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  1. Filippa Lillonza II
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    Assolutamente.
    Peccato che forse non lo sapremo mai visto che dubito che in Italia si spenderebbero mai soldi per riesumare il cadavere di Lucrezia Borgia.
    Dobbiamo riporre le nostre speranze - mi dispiace dirlo - in qualche università straniera.
     
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  2. Caterina Sforza
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    Svelato il mistero dietro una lettera scritta da Lucrezia nel lontano 1510. Per vedere il video cliccare qui. // The mistery of a letter written by Lucrezia Borgia in 1501 uncovered. Here the video.


    CITAZIONE
    Svelato il codice di Lucrezia Borgia: l’annuncio di uno studioso leccese che sostiene di aver decifrato una lettera in cui si parla della caduta di una fortezza



    «Ho svelato il codice segreto di Lucrezia Borgia». Lo annuncia lo studioso salentino Daniele Palma, che sostiene di aver decifrato, assieme ai figli Giuseppe e Veronica, una lettera in cui Lucrezia Borgia parla della caduta di una fortezza, la Rocca Possente di Stellata, nelle mani dei veneziani.
    Palma, già autore del volume L’autentica storia di Otranto nella guerra contro i turchi, ha richiesto alla trasmissione televisiva di Rai Educational Il tempo e la Storia di farsi inviare una copia digitale della lettera mostrata durante una puntata del 10 dicembre 2013, durante la quale venne mostrate una lettera di quattrocentottanta caratteri, rappresentati con quaranta simboli alfabetici diversi, suddivisi in quindici righe senza interruzione tra le parole, risalente al 1510.

    «In una decina di giorni abbiamo chiesto e ottenuto una copia digitale della preziosa lettera per provare a decifrarla, venendone a capo nei venti giorni successivi», sottolinea Daniele Palma. «In essa, la duchessa Lucrezia, che sta a Ferrara, ragguaglia il marito che è impegnato a difendere i territori del ducato estense da un attacco concentrico da parte della Repubblica di Venezia e del papa Giulio II, che hanno affidato il comando delle loro truppe al marchese di Mantova». Utilizzerà un codice che, quindi, sarebbe stato decifrato ponendo fine a un mistero durato cinquecento anni.

    «Intanto, nell’ottobre del 1510 il duca è costretto a rinunciare al progetto di occupare il marchesato di Mantova del cognato Francesco Gonzaga, che è passato nel campo avverso, per difendere la stessa Ferrara, da cui si allontana solo per guerreggiare nei dintorni, lasciandovi la duchessa a rappresentarlo. Si tratta della “ducissa Lucretia”, come si firma in questa lettera cifrata che, per uno strano giro, ritornerà proprio da Mantova, dove risiede la marchesa Isabella d’Este, sospettata di doppio gioco dai veneziani, in quanto sorella di Alfonso. Non si sa, invece, quanto fratello e sorella sappiano di quell’amore platonico che sembra legare i propri consorti Francesco e Lucrezia. E lei, la bella e chiacchierata figlia di papa Alessandro VI, accompagnata da una cattiva fama forse immeritata, intanto è partecipe dei destini del ducato e trasmette in modo riservato le cattive nuove che giungono: “Stelata è persa” riferisce uno che viene dalla vicina Bondeno – e che ha “parlato cum il Mancino che era capo de quelli fanti che vi erano dentro” – a riferire la caduta di questa fortezza sul Po che prende il nome dalla caratteristica forma a stella; oggi si chiama Rocca Possente di Stellata ed è patrimonio dell’Unesco», continua Palma.

    «La notizia arriva a Ferrara “questa sira ale vintequatro hore”, cioè al tramonto, e alla “ducissa” “è parso darne adv(iso)” al duca tramite questa lettera inviata “per stafeta” il giorno “octavo octob(ris) MDX”. L’assoluta corrispondenza tra il contenuto di questa missiva con quanto riportato nei Diarii del veneziano Marin Sanudo, sugli eventi accaduti a Stellata nello stesso giorno, l'8 ottobre 1510, mostra l’obiettività nel riferirne da parte della duchessa Lucrezia. A fine mese – conclude lo storico – si schiererà davanti a Stellata anche il leccese fra’ Leonardo da Prato, che comanda trenta balestrieri a cavallo al soldo di Venezia, e morirà nel 1511».

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  3. Miss.ChatterBox
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    E dunque il complottismo era cosa di famiglia. *fa carezzine a Lucrezia*
     
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  4. Caterina Sforza
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    Fa sempre piacere vedere che non tutti si sono dimenticati del passato! :D
     
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  5. butterfly-fly
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    Alfonsito was at war? how very surprising.
    Anyways, surprisingly enough I was reading Byron letters the other day and he was writing about visiting some museum in Italy and reading Lucretia's letters there, which he found fascinating.
     
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  6. Miss.ChatterBox
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    L'"Omaggio al Duca", appuntamento la Castello Estense. // The "Homage to the Duke", an event at D'Este Castle.

    CITAZIONE
    Un inchino a Lucrezia Borgia

    Il primo Omaggio al Duca con Santa Maria in Vado

    Un folto pubblico ha preso parte ieri mattina al primo degli otto Omaggi al Duca che le Contrade del Palio di Ferrara e la Corte ducale proporranno ai turisti e ai ferraresi nel corso della primavera.

    Nella suggestiva scenografia del cortile del Castello Estense la Contrada di Santa Maria in Vado ha reso omaggio non al “tradizionale” duca, ma alla principessa Lucrezia Borgia, protagonista dell’edizione del Carnevale Rinascimentale conclusasi appena una settimana fa.

    Ripercorrendo un passo di cronaca descritto dallo storico Bernardino Zambotti, i figuranti del rione gialloviola – assistiti dai personaggi della Corte Ducale – insceneranno il rito di commiato di alcuni ambasciatori stranieri, avvenuto al cospetto di Lucrezia e Alfonso d’Este il 9 febbraio 1502 (primo giorno di Quaresima), sette giorni dopo il trionfale ingresso a Ferrara della figlia di papa Alessandro VI, novella sposa. I dialoghi tra il vecchio Pellegrino Prisciani e il giovane Celio Calcagnini, e le danze che coinvolgeranno l’oratore francese, la duchessa d’Urbino e le dame di Lucrezia, animeranno ulteriormente la cerimonia di congedo, che vedrà impegnati anche una delegazione dei “Barberi di Fusignano”, associazione folcloristica costituitasi nei primi mesi del 2013 con lo scopo di preservare e valorizzare le tradizioni storiche della cittadina romagnola.

    Danze, evoluzioni di bandiere e brano recitativi hanno quindi allietato questa mattinata di sole marzolino. Buona l’affluenza alla Visita Guidata Speciale a pagamento in Castello organizzata da Itinerando, animata dai figuranti del Palio: hanno aderito alla proposta 34 turisti provenienti da Piemonte, Veneto, Toscana e da Bologna.

    Prossimo appuntamento con l’Omaggio al Duca 2014 – Castello Estense ore 11.30 sarà domenica 23 marzo con Borgo San Giorgio.

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  7. Miss.ChatterBox
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    Un servizio sul codice di Lucrezia Borgia svelato da Daniele Palma. // Lucrezia's letter decoded: the letter showed and explained.
     
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  8. Miss.ChatterBox
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    Un documentario su Lucrezia. // Documentary on Lucrezia.

    CITAZIONE

    - Muore a Ferrara Lucrezia Borgia, una delle figure femminili più affascinanti ed enigmatiche del Rinascimento italiano. Figlia del cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, arcivescovo di Valencia, diventato Papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI e di tal Vannozza Cattanei di origine mantovana, cresce in un mondo di intrighi e di congiure. Bella e intelligente, Lucrezia sopravvive ai suoi 4 mariti e dimostra grande abilità nella gestione del potere. Nominata dal Papa governatrice di Spoleto e in seguito duchessa di Ferrara, si guadagna rispetto e obbedienza. La sua vita si confonde spesso con il mito: quello di una donna desiderata da molti, traditrice e tradita, simbolo di un’epoca attraversata da complesse trame per la conquista o la conservazione del potere.
     
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  9. Miss.ChatterBox
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    Un breve testo su Lucrezia. // A short text on Lucrezia.

    CITAZIONE
    Domine nostra Lucretia. Lucrezia la bella, Lucrezia la triste, Lucrezia la silenziosa. Fiore calpestato e calunniato dalla storia. Principessa dell’Ariosto e del Bembo, signora delle Esperidi asolane; divina Circe dalle essenze profumate dagli agrumi, non da quelle ferali dei veleni. Lucrezia ancora e sempre da liberare dal cupo castello dell’antimito nel quale i mass media continuano a tenerla chiusa e prigioniera, e non c’è Gregrorovius che tenga.
    A dir la verità, più passa il tempo più apprezzo il saggio consiglio del mio vecchio Maestro, Ernesto Sestan – uomo di rigorosa educazione austroungarica (trentino del 1898, aveva servito in armi dell’imperialregio esercito) – il quale condivideva in tutto la vecchia diffidenza degli accademici d’una volta nei confronti degli scritti d’occasione e dei pareri “divulgativi”: e queste righe appartengono a tali generi parastoriografici. «E una questione di linguaggio» mi diceva, rimproverandomi affabilmente una certa estroversione che in effetti m’ha sempre procurato più guai che altro: «tu fornisci magari con un pochino di leggerezza un parere che resta pur sempre quello di uno storico e ti aspetti che tutti s’inchineranno dinanzi al tuo sapere e loderanno il tuo sense of humor, la tua agilità intellettuale di studioso abituato a un pubblico più largo dei soliti addetti ai lavori; e invece scopri che quel che hai detto, anche se è il risultato di uno studio severo, viene scambiato per una pura opinione; e se è appena un po’ controcorrente rispetto al senso comune ti daranno del fazioso e ti troverai in un sacco di spiacevoli polemiche».
    Non ho ascoltato il mio vecchio Maestro: e mi è successo molto spesso esattamente quel che aveva previsto lui. Ecco perché sono un po’ reticente, ora, a parlar di Lucrezia Borgia: so bene che quanti sono più indulgenti con me sorrideranno della mia pervicace propensione per il “disincanto” weberiano ma diranno che sono un inguaribile provocatore, il che per uno studioso non è neppur troppo serio; mentre gli altri, e ohimè sono temo parecchi, mi accuseranno ancora una volta di “revisionismo”. Che ormai, enuclea dal suo originale valore storico, è divenuta una parola magica.
    Potrei stavolta obiettare di essere in buona compagnia. Si sono chiusi da non molto i battenti di una serie di prestigiosi convegni, patrocinati anche dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, dai quali è uscita a tutto tondo una rivelazione storica di quello che per molti decenni è stato considerato il papa più corrotto della storia della Chiesa, Rodrigo Borgia, cioè Alessandro VI. Non che se ne siano scoperte occulte virtù o che si sia dimostrato che tutto quel che si diceva su di lui era pura calunnia: ma se ne sono rivisitati molteplici aspetti della personalità politica, del suo contributo alle arti e alla cultura, perfino del suo magistero pastorale; e ne è uscita un’immagine ben diversa da quella ormai “classica” – e senza dubbio inquietante – disegnata in pieno Ottocento dal grande Ferdinand Gregorovius.
    Eppure, la requisitoria dello storico tedesco contro la famiglia Borgia aveva se non altro il merito, a sua volta, di bilanciare una certa ammirazione diffusa, fatta di cinismo rinascimentale e di titanismo romantico, nei confronti di Cesare, il Duca Valentino esaltato dal Macchiavelli; ed era stato già lo stesso Gregorovius, in un saggio del 1874, a rivalutare la figura della figlia di Rodrigo e sorella di Cesare, la bella Lucrezia. È stato semmai una specie di voyeurisme storico, alimentato da una miriade di cattivi romanzi e di films spesso mediocri, talora pessimi, a far di Lucrezia una sorta di dark lady del Rinascimento, crudele, debole e viziosa, succube del padre e del fratello. Si sta muovendo adesso attorno a lei l’ennesima campagna “revisionista”? Niente di tutto questo. Tuttavia il Comune di Ferrara, a partire da febbraio del 2002, ha celebrato con una serie articolata di mostre, convegni e di occasioni turistico-spettacolar-culturali il cinquecentenario dell’arrivo a Ferrara di Lucrezia, sposa – per volontà paterna e fraterna – di quell’Alfonso d’Este figlio ed erede del duca Ercole. Un principe estense, in quanto signore di Ferrara vassallo del papa, figura-chiave della politica del tempo.
    Il nome di Alfonso era fatidico per la bella Lucrezia, che era allora ventiduenne e stava già al terzo matrimonio. Aveva sposato infatti nel ’92, ancora bambina, Giovanni Sforza duca di Pesaro: un matrimonio annullato rapidamente per consentirle di passare diciottenne nel talamo di Alfonso d’Aragona, figlio naturale di Alfonso II re di Napoli. Ma nel 1500, a vent’anni, Lucrezia si era trovata vedova: suo fratello era responsabile dell’assassinio del consorte, poiché la “ragion di stato” del momento voleva che casa Borgia si allontanasse dall’alleanza aragonese per avvicinarsi a quella francese. E non c’era nessuno in Italia più filofrancese della dinastia estense. A Ferrara Lucrezia giunge nel 1502, con una schiera di “zentilhomini romani et spagnoli”, come scriveva Elisabetta Gonzaga a Vincenzo Calmata. Indossò per le nozze un fastoso abito nero e oro destinato a restar nella storia. Come del resto l’intera cerimonia nuziale, celebratissima dalle cronache e pertanto molto ben documentata.
    Bei colori cortigiani; ma anche vicende tragiche e senza dubbio oscure, che sottolineano come la bella e fragile Lucrezia fosse trattata troppo spesso dai congiunti come merce di scambio politico-diplomatica. Da qui, tra l’altro, una fama di avvelenatrice che si fondava sui suoi interessi per i profumi e la farmacologia ma che non trova seri riscontri sotto il profilo storico.
    La storia vera, appunto, conosce ben altra Lucrezia. Una sovrana di raro equilibrio, pur attraverso i non facili casi della vita: nel 1503, la rovina della sua dinastia in seguito alla morte del padre e alla prigionia del fratello la liberarono dal pesante fardello della sua nascita. Seppe essere donna di alti e riservati sentimenti, alla quale nel 1505 il Bembo dedicò gli Asolani. E nella sua Ferrara passò anni sereni, confortati anche da un crescente interesse religioso: teneva una corrispondenza fittissima con la monaca Laura Magnani, della quale devotamente apprezzava quelle virtù profetiche che interessavano anche la duchessa di Urbino Elisabetta Gonzaga. Molte sono le missive a carattere devoto redatte da Lucrezia, che apprezzava soprattutto i domenicani osservanti e una cui nipote – Camilla, figlia di Cesare Borgia – viveva dal 1510 in un convento di clarisse che i suoi ducali parenti avevano fatto costruire.
    Lucrezia incontrò sua immatura morte a causa di parto nel 1519, non ancor quarantenne (certo comunque la sua era stata una tardiva e quindi pericolosa gravidanza). Inizialmente “spesa” dal padre nei meandri della politica italomeridionale, il suo destino l’aveva portata sulle rive del Po. Aveva saputo portare il suo fardello storico fatto di gioielli, di segreti, di essenze profumate e di devozione con dignità e con riverenza. Al suo ducale consorte aveva dato tre figli: Ercole, che fu duca di Ferrara secondo del suo nome; Ippolito, il famoso cardinale creatore di Villa d’Este; Francesco marchese di Massa Lombarda. Gli studiosi avevano da tempo familiare e “disincantata” la sua immagine, che fu cara anche a Ludovico Ariosto; che oggi esca dalle brume d’una sottocultura che la vuole ancora dissoluta e avvelenatrice, è senza dubbio una buona cosa. La fantasia e l’intelletto d’amore di Maria Paola Forlani, restituendoci la bellezza con i ricchi e luminosi colori ai quali ci ha abituati e facendo di lei ora una bellezza quasi botticelliana, ora un’intensa Dame à la licorne, mostrano una forza d’interpretazione storica che prevale stavolta sulla leggenda e sul mito ai quali di solito l’artista ama ispirarsi. Bene pinxisti Paula, de domina Lucretia.

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  10. Miss.ChatterBox
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    Una puntata di Il Tempo e la Storia andata in onda su Rai Storia dedicata alla corrispondenza di Lucrezia con Alfonso d'Este, decripitata da uno studioso salentino. // Lucrezia's letter to her d'Este husband deciphered at Il Tempo e la Storia.
     
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84 replies since 14/1/2013, 12:04   961 views
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