Niccolò Machiavelli

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Julia_Katina
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    La visione politica di Niccolò Machiavelli secondo Eugenio Scalfari, giornalista, scrittore e politico italiano dei giorni nostri. // Niccolò Machiavelli's political ideas by Eugenio Scalfari.

    CITAZIONE
    Machiavelli non fu machiavellico: autore del Principe non teorizzò la conquista del potere con qualsiasi mezzo. Coltivò invece il sogno di un'Italia unita


    Lo pensiamo e lo scriviamo tutti che il pensiero politico moderno sia cominciato in Italia con Machiavelli e con Guicciardini. In modi alquanto diversi l'uno dall'altro, ma cogliendo entrambi gli stessi nodi che avvincono e dividono l'etica dalla politica.

    Machiavelli e Guicciardini. Più tardi Vico ed un secolo dopo De Sanctis. Non so se Machiavelli ebbe un influsso sul pensiero europeo: la questione è controversa e resa più complicata dal fatto che Caterina de' Medici, andata sposa a Enrico II di Valois, portò alla corte di Francia molti italiani ed anche il pensiero e le opere di molti artisti e pensatori medicei. La parola "machiavellismo" comparve allora per definire una doppiezza di comportamenti, la pratica sistematica del complotto e del tradimento e infine un amore per il potere che superava i limiti della normalità e sconfinava nella cupidigia che giustifica qualunque crimine.

    Il machiavellismo così interpretato raffigura il vero pensiero dell'autore del Principe o lo deturpa infangandolo con i delitti più obbrobriosi che Machiavelli avrebbe legittimato?

    Ai miei tempi - dalla fine degli anni Trenta del secolo scorso - l'opera si leggeva ed il suo autore veniva studiato nel secondo anno del liceo classico e poi di nuovo ripreso ed approfondito nei corsi di scienze politiche dell'omonima facoltà universitaria. E poiché la libertà di insegnamento continuò a esistere, sia pure con molti limiti, anche durante il fascismo, molto dipendeva dalla qualità culturale degli insegnanti oltre che dalle letture e dal discernimento degli studenti.
    Il mio ricordo ed il bagaglio culturale che personalmente ne ho ricavato sono quelli di una netta contrapposizione tra Machiavelli e il machiavellismo. Il pensiero di quell'autore non è affatto quello di aver legittimato la cupidigia del potere e i crimini che quel sentimento può comportare, bensì d'aver dato un fondamento teorico all'autonomia della politica e dell'etica che fornisce un punto di riferimento senza il quale la politica diverrebbe un'attività abietta di sopraffazione e di arbitrio.

    La prima distinzione che Machiavelli introdusse nei suoi scritti politici è quello tra i fini e i mezzi: i fini configurano una visione del bene comune, i mezzi debbono essere appropriati a realizzarli ma senza mai prenderne il posto. Quando i mezzi diventano essi stessi altrettanti fini, la cupidigia del potere non ha più come obiettivo la visione del bene comune ma semplicemente il mantenimento ed il rafforzamento del potere, che è cosa completamente diversa ed immorale.
    Machiavelli aveva direttamente vissuto la democrazia comunale della sua città con la carica di segretario, che non era il vertice della gerarchia fiorentina ma era, tuttavia, abbastanza importante. Le lotte di fazione, il malcontento popolare e soprattutto le clientele ed i mezzi finanziari nelle mani di alcune famiglie del notabilato fiorentino gli avevano dato la misura d'una decadenza ormai insostenibile: una città sia pure importante come Firenze non era più in grado di affidarsi ad una democrazia popolare limitata al territorio d'un tratto della valle dell'Arno; le signorie, i capitani di ventura, le potenze straniere e soprattutto la Chiesa e il suo potere temporale incombevano.

    Machiavelli aveva ben chiaro che il sogno d'una confederazione italiana diventava sempre più necessario ma vedeva altrettanto chiaramente che era il potere temporale del papa a renderlo impossibile. E fu allora che puntò sul Borgia. Il figlio di Alessandro VI ambiva a costruire uno Stato che fosse guidato da lui e non dalla Chiesa, puntando sulle Romagne e sulle Marche e poi Pisa e poi Napoli e poi Milano e naturalmente Firenze. Il papa - forse - come autorità religiosa benedicente, ma la famiglia Borgia come autorità governante quello Stato, cioè una prima parvenza di Italia.

    Questo fu il sogno di Machiavelli: una speranza, anzi un'illusione, ancorata però a una consapevole necessità che anche l'Italia, come già gran parte delle altre potenze europee, unificasse le sue genti e non restasse in balia di piccole e volatili tirannie che presto sarebbero franate dinanzi agli eserciti invasori, come difatti avvenne.

    Ricordo ancora quella pagina della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis in cui, mentre sta esaminando alcune delle canzoni del Leopardi, cambia improvvisamente tono e argomento e scrive: «In questo momento mi giunge notizia che reparti dell'esercito italiano sono entrati a Roma e la città è stata proclamata dal Parlamento capitale d'Italia». E prosegue ricordando il sogno presago di Machiavelli tre secoli prima.

    Il machiavellismo è tutt'altra cosa; è uno dei mali della politica, purtroppo ormai diffuso dovunque, ma in Italia soprattutto. Quando la politica e l'etica della politica sono deboli è l'intera società a disfarsi. Arriva allora il momento del cinismo e dell'utopia, due mali che dimostrano soltanto l'assenza letargica della politica.

    [x]
     
    Top
    .
31 replies since 21/6/2013, 10:05   369 views
  Share  
.